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La Rivista di Dottrina Fiscale viene inaugurata con questo primo numero.
Si tratta, come evidente già dal titolo, di una rivista di carattere accademico e scientifico rivolta all’ampia platea di studiosi del diritto tributario che intendono approfondire tematiche giuridiche poste da questo settore ordinamentale. In particolare, questa Rivista è destinata a contenere tipicamente contributi della dottrina su temi della fiscalità nazionale, europea e internazionale. Nella Rivista, pertanto, non verranno riportati documenti giuridici – come normativa, giurisprudenza, prassi amministrativa – che possono essere agevolmente reperiti su altre fonti. Ed invero, le riviste scientifiche, oramai, assumono sempre più il carattere di uno strumento per l’approfondimento e non per l’informazione normativa, per l’analisi delle criticità giuridiche e non per la descrizione della disciplina. Proprio in tale prospettiva, assume significato la predisposizione di un ulteriore contenitore di contributi dottrinali che si affianca ed aggiunge a quelli, molto autorevoli, già esistenti.
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L’obiettivo generale di questa rivista periodica – semestrale almeno in una prima fase – è quello di fornire spunti ed elementi ricostruttivi per tracciare una teoria del fenomeno fiscale che possa valere (perlomeno negli auspici di chi scrive) da premessa logica per lo studio del diritto tributario, sia sotto il profilo normativo, sia nella dimensione istituzionale, economica e della finanza pubblica. Il fenomeno fiscale costituisce un fattore decisamente rilevante per la coesistenza delle (plurime) comunità a cui ciascun individuo appartiene. Ed invero, il potere tributario va considerato come un elemento fondante dell’ordine sociale. La determinazione del livello di risorse da mettere al servizio dei programmi collettivi e la fissazione dei criteri di distribuzione tra i consociati costituiscono, infatti, meccanismi essenziali per la stessa sussistenza della comunità (nazionale, locale, europea) e producono la rappresentazione della logica di coesione e di partecipazione che, per l’appunto, esprime la visione del gruppo e del vivere insieme. Così, il potere tributario si presenta come uno dei dati qualificanti dell’immagine della comunità, auto-referenziale poiché rivolta tipicamente a sé stessa, e quindi auto-generata. Il potere tributario si atteggia pertanto a fondamentale “legatura sociale” che spiega le ragioni ed i modi di appartenenza all’interno della comunità (nazionale, locale, europea).
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Naturalmente, questa Rivista adotterà i parametri ormai consolidati dei contributi dottrinali, valorizzando l’originalità della ricerca, il rigore metodologico, la coerenza argomentativa, l’ampiezza bibliografica e delle fonti. Con pari naturalezza verrà rispettata, in modo assoluto, l’indipendenza del pensiero dell’Autore e la libertà dei contenuti scientifici prospettati. I contributi che verranno pubblicati avranno superato il giudizio di un valutatore esterno alla Direzione ed indipendente, secondo i meccanismi della blind peer review stabiliti dall’ANVUR. La Direzione si impegna altresì a supportare gli Autori nel lavoro di studio e di ricerca attraverso forme di dialogo ragionato con altri esperti delle materie trattate, nella convinzione che il pensiero dottrinale esprime i migliori risultati a seguito del confronto con colleghi per ragionare, discutere, approfondire, sviluppare insieme i temi giuridici.
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L’auspicio è che questa nuova Rivista possa fornire adeguati elementi di ragionamento intorno alla funzione fiscale, e quindi ad un fattore decisivo della qualità della dimensione esistenziale. Lo studio del diritto tributario può infatti contribuire alla ottimizzazione delle azioni, individuali e collettive, che guidano il vivere insieme. “La grammatica dell’azione – l’azione è l’unica facoltà umana che esige una pluralità di uomini – e la sintassi del potere – il potere è l’unico attributo umano che si esplica solo in quello spazio terreno fra gli uomini per mezzo del quale gli uomini sono reciprocamente collegati – confluiscono nell’atto della fondazione, grazie alla facoltà di fare e mantenere le promesse, che nel campo della politica è forse la più alta delle promesse” (H. Arendt Sulla rivoluzione, 1963, trad. ital. Torino 2009, 199).