Criteri Redazionali

Il testo degli articoli dovrà rispettare i seguenti parametri:

  • carattere (font): Times New Roman;
  • corpo testo: 12;
  • interlinea minima: 1
  • tabulazione (rientro prima riga): 0,5
  • impostazione pagina: margine sinistro cm 3, margine destro cm 3, margine inferiore cm 4, margine superiore cm 4

per le note, da inserire a fondo pagina, si dovranno rispettare i seguenti parametri:

  • carattere (font): Times New Roman;
  • corpo testo: 11;
  • interlinea minima: 1;
  • tabulazione (rientro prima riga): 0,5

Ciascun articolo deve indicare in prima pagina il titolo e il sommario con paragrafi a numeri arabi, senza andare a capo.

Esempio: SOMMARIO: 1. Titolo del primo paragrafo; 2. Titolo del secondo paragrafo; 3. Titolo del terzo paragrafo.

Dopo il sommario va inserito un breve abstract del contributo in lingua inglese e in lingua italiana.

Dovrà essere lasciato uno spazio vuoto dopo ogni paragrafo.

Dopo il titolo dell’articolo e del paragrafo non va messo il punto.

I rimandi in nota a piè di pagina vanno contrassegnati con numeri arabi in posizione “apice”. Alla fine della nota non vanno lasciati spazi o battute in bianco.

Non va inserita la numerazione delle pagine.

Paragrafi e sottoparagrafi: uno spazio bianco dopo la fine di ciascun paragrafo; nessuno spazio dopo un sottoparagrafo; Paragrafi in tondo grassetto; sottoparagrafi in corsivo grassetto; Ulteriori suddivisioni in corsivo normale. Non vanno utilizzati i punti elenco. Esempio:

  1. XXXX

1.1. XXXX

1.1.1. XXXX

  1. XXXXX

 

ACCENTAZIONE ED APOSTROFO

Le vocali a, i, o, u, se accentate in fine parola, prendono l’accento grave (es.: accadrà, così, però, gioventù).

La vocale e invece, sempre in fine parola, vuole quasi sempre l’accento acuto (es.: perché, poiché, trentatré, affinché, né, poté) tranne alcune eccezioni: è, cioè, tè, ahimè, ohimè, piè, diè, stiè, lacchè; da notare che gravi saranno pure gli accenti di tutte le parole di derivazione francese come: gilè, canapè, lacchè, bebè, bignè; inoltre nomi come Giosuè, Mosè, Noè.

Gli accenti sulle lettere maiuscole non devono mai essere quelli ad apostrofo, come nei giornali, quindi: È e non E’.

Apostrofo e accento in alcuni monosillabi:

– di’, da’, fa’, sta’ (imperativi): con apostrofo

– dà (indicativo di dare): con accento grave

– fa (indicativo di fare): senza accento

– mo’ (da modo): con apostrofo

– né (= e non): con accento acuto

– ne (particella pronominale): senza accento

– po’: con apostrofo

– qual, tal: sempre senza apostrofo

– sé (pronome): con accento acuto anche se seguito da stesso o medesimo

– se (congiunzione): senza accento

– su: sempre senza accento

  • sì (affermazione): con accento grave.

Gli aggettivi tale e quale dinanzi a vocale subiscono il troncamento e non vogliono l’apostrofo: un tal uomo, qual è, qual era, qual amico, qual audacia.

Articolo 

Davanti a gruppi consonantici estranei all’italiano e davanti a ps e gn si usano lo, uno, gli: uno psicologo, gli Pteridi.

Davanti a iato si usano lo, uno, gli: uno ione, gli iugoslavi.

Davanti a parole straniere o di origine straniera inizianti con h o italianizzare (l’, gli) o usare il, i davanti alle aspirate (h sempre aspirato nelle parole tedesche): l’hobby, l’habitat, gli Hopi.

CARATTERI TIPOGRAFICI

I principali caratteri o “tipi” tipografici sono il tondo (libro), il corsivo (libro), il maiuscolo (LIBRO), il maiuscoletto (LIBRO). Tutti i testi sono composti normalmente in tondo.

Le parole e i brevi periodi ai quali si vuole dare particolare rilievo vanno in corsivo. L’uso del corsivo in questo caso dovrà essere ridotto al minimo indispensabile.

Vanno altresì in corsivo:

  1. I titoli dei libri e di opere di ogni genere; l’articolo determinativo nel titolo va assimilato sintatticamente al contesto, quando è necessario. Es.: Il Trissino compose L’Italia liberata dai goti; nell’Italia liberata dai goti l’autore….(non: ne L’Italia);
  2. I titoli di capitoli, saggi, articoli e, in genere, di parti e sezioni di un’opera;
  3. Le parole o brevi espressioni in lingua diversa da quella del testo, che seguiranno le flessioni proprie della lingua originale;
  4. I nomi delle partizioni interne al volume, con iniziale maiuscola (Prefazione, Introduzione, Bibliografia, Parte, Appendice, Glossario).

Vanno in maiuscoletto:

  1. I nomi degli autori nelle citazioni, da indicare preferibilmente con l’iniziale del nome seguita dal cognome per esteso (es. P. Boria).

CITAZIONI E TRADUZIONI 

Le citazioni si racchiudono tra virgolette alte (“xxxxxx”); le intercitazioni tra virgolette elevate doppie («xxxxxx “xxxxxx xxxxx” xxxxx xxxx»); eventuali ulteriori intercitazioni tra virgolette elevate semplici («xxxxxx “xxxxx ‘xxx’ xxxxx” xxx»).

L’iniziale della prima parola della citazione sarà maiuscola, salvo quando sia preceduta da una congiunzione, senza i due punti: Lorenz afferma: “Si tratta di comportamento innato”; Lorenz afferma che “si tratta di comportamento innato”.

Gli incisi nelle citazioni vanno racchiusi tra due lineette: “Il fenomeno – scrive il Carpinati – è generale.”

I testi delle citazioni di brani e dei titoli dei testi in lingua straniera, in latino e greco antico, vanno in corsivo e non vanno tradotti.

Eventuali tagli interni al testo citato saranno espressi mediante tre puntini di ellissi fra parentesi quadre. La punteggiatura che precede o segue immediatamente il luogo soppresso va conservata soltanto quando è necessaria alla comprensione del brano.

Secondo Gianfranco Contini “noi moderni ci sentiamo più solidali col temperamento […] di Dante”, ma “la sostanza della nostra tradizione è più prossima alla cultura petrarchesca”. E più avanti aggiunge, toccando un altro aspetto del problema: “Giova ripetere che le giustificazioni teoriche di ogni poetica classicistica sono state sempre insufficienti […], quasi i lieviti dell’intelligenza fossero riservati in monopolio ai romantici?”.

Nelle citazioni bibliografiche l’autore va indicato con l’iniziale del nome (maiuscolo) e con il cognome (l’iniziale in maiuscolo), carattere maiuscoletto, il titolo dell’opera in corsivo, come pure in corsivo va indicata la rivista, l’enciclopedia ecc. dove l’opera è pubblicata. 

Esempio:

  1. Boria, Diritto tributario, Torino, 2019, 33.
  2. Boria, La compartecipazione ai tributi come espressione di federalismo fiscale: la

lezione argentina, in Dir. prat. trib., 2002, I, 760 ss.;

Per le monografie può essere indicato anche luogo, casa editrice e data pubblicazione (es. Milano, Giuffrè, 2007).

Curatori, direttori e traduttori di opere citate non devono essere composti in maiuscoletto.

Es.: AA.VV. (a cura di A. Barba), La disciplina dei diritti dei consumatori e degli utenti, Napoli, 2000.

Oppure

  1. Calore (a cura di), Studi sul giuramento nel mondo antico, Milano, 1988.

Nel caso di Autori vari, si abbrevia in AA.VV., cioè tutto maiuscolo e senza spazio tra le lettere. Se invece si deve o si vuole menzionare più di un autore per volta, ciascun autore deve essere separato da uno spazio, un trattino piccolo e un altro spazio.

Es.: P. Cerami – A. Corbino – A. Metro – G. Purpura, Ordinamento costituzionale

Gli autori di opere già citate devono essere menzionati soltanto con il cognome, e le relative opere (già citate) vengono seguite da cit. (tondo) oppure sostituite da op. cit. (corsivo), senza ulteriori specificazioni, pagina a parte.

Es.: Prima citazione = D. Mazzocca, Manuale di diritto fallimentare, Napoli, 1996, p. 211. Seconda citazione = Mazzocca, op. cit., p. 211.

Nella citazione delle riviste, ciascuna parola abbreviata va distanziata dalle altre da uno spazio. Le riviste devono essere indicate in corsivo e precedute dalla preposizione in, sempre e comunque a prescindere dall’abbreviazione presente in elenco; dopo devono essere seguite dall’indicazione dell’anno, della eventuale parte o fascicolo (fasc.), della pagina.

CITAZIONE DI SENTENZE 

La giurisprudenza deve essere citata in forma abbreviata, omettendo di scrivere le parole “sezione” o “sentenza”, riportando direttamente il numero della prima e la data della seconda, come negli esempi che seguono.

CdS, VI, 26.08.2003, n. 3367

Cass., sez. un., 13.07.1964, n. 666 

Nella citazione di sentenze della Corte di Giustizia, però:

Corte Giust. UE, sent. del 3 ottobre 2002, C-36/00,  Dieter Danner

D EUFONICA 

Nelle congiunzioni e nelle preposizioni si farà uso della d eufonica quando la parola successiva inizia con la stessa vocale della congiunzione o della preposizione. Se nell’originale si fa un uso frequente delle d eufoniche tra vocali diverse, le d vanno lasciate.

LE DATE 

  1. a) Il giorno e l’anno saranno espressi in numeri arabi, il mese in lettere e con l’iniziale minuscola: il 26 luglio 1993.
  1. b) Il primo giorno del mese si esprime in lettere oppure col numero arabo e la o in esponente: il primo luglio o il 1° luglio.
  1. c) Gli anni che coincidono con importanti eventi storici si scrivono preferibilmente in lettere e con l’iniziale maiuscola (omettendo la parola Mille): il Quarantotto, l’Ottantanove, il Sessantotto. Ma si può scrivere anche il ‘48, l’89.
  1. d) I decenni del XX secolo si esprimono in lettere e con l’iniziale maiuscola: gli anni Venti.
  1. e) I secoli, dall’XI in poi, si esprimono in lettere e con l’iniziale maiuscola (omettendo la parola Mille): il Duecento, il Trecento. Oppure si useranno i numeri romani: il XVI secolo.
  1. f) I millenni si scrivono in lettere e con l’iniziale maiuscola: l’Italia del Mille, le prospettive del Duemila.

MAIUSCOLE E MINUSCOLE 

Come norma generale si tenga presente che è bene sfoltire più possibile la pagina dalle maiuscole sovrabbondanti, eliminando in particolare le maiuscole di rispetto e scrivendo, per esempio, ingegnere (non Ingegnere); usando la minuscola per i nomi di popolo, specie se frequenti in un testo.

Oltre che nei nomi propri e dopo il punto fermo, la maiuscola deve essere mantenuta nei sostantivi che indicano per antonomasia una persona o luogo determinato o istituzione.

Es.: Camera dei deputati, Senato della Repubblica, Camera dei Lord, Camera dei Comuni, Gabinetto del ministro, Consiglio dei ministri, Ministero del tesoro, Ministro della pubblica istruzione, Camera bassa, Impero, Corte di Cassazione ecc.

Per i nomi e cognomi di persona, di norma si scriverà l’iniziale maiuscola del nome e il cognome per esteso con l’iniziale maiuscola (nelle citazioni bibliografiche in maiuscoletto).

Vanno indicati con l’iniziale maiuscola:

le denominazioni ufficiali di uno stato e dei suoi organi supremi: lo Stato, la Repubblica Italiana, la Costituzione. La regola vale anche per gli organismi amministrativi o enti locali: la Regione Toscana, il Comune di Firenze, la Provincia. Anche la Chiesa, come istituzione, vuole la maiuscola.

Vanno indicati con l’iniziale minuscola:

tutti i titoli onorifici, accademici, nobiliari, ecclesiastici, politici ecc.: l’onorevole Bianchi, il professor Rossi, il conte Arconati, il ministro Cesarini, il cardinal Martini, il presidente Einaudi;

SEGNI DI INTERPUNZIONE

I segni di interpunzione (. , : ; ! ?) e le parentesi che fanno seguito ad una o più parole in corsivo si compongono sempre in tondo, a meno che non siano parte integrante del brano in corsivo.

Es.: M. Rusciano, Rapporto di lavoro “pubblico e privato”: verso regole comuni?, in “Lav. dir.”, III, 1989, n. 3, pp. 371 ss.

I puntini di sospensione (o di reticenza) sono sempre tre e si scrivono uniti alla parola precedente, seguiti da uno spazio vuoto, oppure da un segno di punteggiatura (tranne il punto, che in tal caso non è necessario); se seguono un’abbreviazione, devono essere preceduti da uno spazio; possono anche essere uniti alla parola seguente, in apertura di periodo o dopo uno spazio vuoto.

I puntini di omissione sono anch’essi normalmente tre, e si usano nelle citazioni per indicare parole o tratti di testo omessi; perciò devono sempre essere preceduti (tranne che subito dopo l’apertura di parentesi o virgolette) e seguiti da uno spazio vuoto, oppure racchiusi tra parentesi quadre; nei testi poetici, l’omissione di uno o più versi può essere indicata con un’intera linea di puntini al posto dei versi mancanti.

Non occorre racchiudere continuamente tra virgole i semplici avverbi o locuzioni avverbiali brevi. La virgola si mette prima e dopo gli incisi di estensione notevole. Non si usa tra il soggetto e il predicato. Non si usa prima di ecc